Storie, Territori, Incontri : Servas si presenta e si racconta

Scritto da Passari Adriana il 14-07-2022

                                                                           

Vista la stasi di rapporti e attività e quant’altro   ha comportato la pandemia, accogliendo l’invito del CE a rivitalizzare l’ associazione con incontri tra soci e anche tra regioni, a ricostruire dove possibile la storia dell’associazione nella regione, e anche a far conoscere l’associazione a possibili persone interessate, Carmela Manna, socia di Fano si è adoperata per organizzare un incontro per soci, simpatizzanti e altro, nel piccolo e pittoresco borgo di Cartoceto. Sotto la competente guida di Andrea Contenti è stato possibile godere delle chicche del paese, mentre Adriana Rossi, ex socia storica Servas  ha raccontato, insieme a Loretta Lucchetti la sua esperienza in seno all’associazione, offrendo anche un bel momento di convivialità dolciaria, per festeggiare il proprio compleanno. Insomma una giornata “nutriente” per il corpo e la mente.
Un sentito grazie a Carmela Manna, Adriana Rossi, Loretta Lucchetti, Andrea Contenti che ha reso disponibile anche il testo delle sue spiegazioni...e un grazie anche ai partecipanti !

 

          

 

CARTOCETO

Tappe del giro guidato gruppo SERVAS del 26 giugno 2022

MATTINA

Convento e Chiesa di Santa Maria del Soccorso

Il convento e la chiesa, comunemente detti “di Santa Maria”, hanno svolto fin dalla loro fondazione un ruolo importante nella vita religiosa, sociale ed economica di Cartoceto.

Il complesso sorge poco al di fuori del borgo storico, immerso nel verde del Monte Partemio. La sua fondazione, da parte di un gruppo di agostiniani guidati da tale Fra' Giacomo da Napoli, risale all'anno 1500. Secondo la leggenda, il santuario fu eretto nel punto esatto in cui dell'acqua iniziò a sgorgare dal terreno dopo che il frate lo ebbe colpito col suo bastone. In realtà, ciò era dovuto al fatto che il territorio di Cartoceto è ricchissimo di piccole acque sorgive. Delle originali strutture cinquecentesce, in gran parte demolite verso la fine del '700, rimangono oggi soltanto una porzione della torre campanaria, una sala del convento e parte della muratura della chiesa.

Il culto della Madonna del Soccorso (originatosi in Sicilia nel XIV secolo) era particolarmente sentito dagli agostiniano. Esso, una volta praticato presso questo santuario, servì da richiamo devozionale per fedeli provenienti da tutto il territorio metaurense, e non solo. Le donazioni dei devoti e l'obbligo, da parte di chi sceglieva di prendere la tonaca agostinana, di portare al convento la propria parte di eredità, permise alla comunità religiosa di accumulare, con il passare del tempo, un cospicuo capitale consistente in terreni, case e censi, facendone fra i maggiori possidenti di Cartoceto. L'iconografia della Madonna del Soccorso si esprime nell'immagine di una Vergine, armata di bastone, intenta a scacciare un diavolaccio intenzionato a rapire un bambino.

L'attuale edificio risale al 1782 e fu costruito su progetto dell'architetto Francesco Maria Ciaraffoni, allievo del Vanvitelli. La chiesa, in stile neoclassico, è a pianta centrale, coperta da cupola. Tra le opere di pittura da ricordare, vi sono tre pale d'altare di fine Settecento realizzate dal pesarese Pietro Tedeschi. Nella cappella annessa alla chiesa – sulla destra dell'altare maggiore – viene conservata una tela raffigurante la Madonna del Soccorso, dipinta da autore ignoto attorno al 1508 su commissione di Fra Giacomo.

La comunità agostiniana qui presente subì due soppresioni: la prima, in era napoleonica, la seconda dopo l'Unità. Gli agostiniani riuscirono tuttavia a tornare nei decenni seguenti e qui rimasero fino al 2012, quando la comunità religiosa fu soppressa per la scarsità di frati presenti. Da quel momento, il convento ospita un ordine di monache di clausura e non è più accessibile al pubblico.

Nel convento ha vissuto e operato dagli anni ’30 fino alla morte il padre agostiniano Stefano Pigini (1919-2006), pittore e scultore originale e provocante, le cui opere (molte delle quali sparse in Italia e all’estero) arricchiscono ancora oggi il paese e le collezioni private di Cartoceto.

 

Chiesa Collegiata di Santa Maria della Misericordia

L'attuale Chiesa Collegiata di Santa Maria della Misericordia (ossia la chiesa parrochiale di Cartoceto) sorge vicinissima al luogo in cui, fino alla fine del Settecento, sorgeva la rocca malatestiana di Cartoceto. La chiesa che vediamo oggi fu costruita nella prima metà del XIX secolo in sostituzione della precedente, risalente al secolo XV.

La chiesa originale di Santa Maria della Misericordia fu costruita nel 1400 e consacrata nel 1404. Questo edificio si trovava presso l'attuale Piazza Garibaldi, più o meno nell'area di fronte alle mura urbiche ove oggi sorgono il bar e una fontana. Divenuta malandata e pericolante verso la fine del '700, questa chiesa originaria fu infine demolita nel 1834 ed i materiali ottenuti furono usati nella costruzione del nuovo edificio.

L'attuale chiesa risale al 1840 e fu progettata dagli architetti fanesi Cesare e Giuseppe Selvelli. Appena entrati, sulla sinistra, si apre la cappella ospitante il piccolo Santuario della Madonna delle Grazie, edificato nel 1886 per volere della comunità cartocetana a seguito della “miracolosa” guarigione di Maria Serafini, moglie del nobile locale Francesco Marcolini. Nel santuario viene ospitata la venerata immagine della Madonna delle Grazie, ossia un affresco realizzato all'inizio del '400 da autore ignoto: tale immagine si trovava in origine all'interno di una cappella rurale posta all'incrocio delle due strade che da Cartoceto portano a Lucrezia e a Saltara (dove oggi sorge il Monumento ai Caduti). Secondo la leggenda, un fattore della famiglia Marcolini ebbe una visione mistica durante un sogno, nella quale la Madonna sollecitava i nobili Marcolini a pregare di fronte all'antico affresco. Dopo tale atto devozionale, la Serafini fu apparentemente guarita da una febbre che stava rischiando di ucciderla. La comunità cartocetana decise quindi di costruire la nuova cappella nella chiesa parrocchiale e di trasferirvi qui l'affresco, che da allora è diventato oggetto di culto mariano, con numerosi ex voto visibili all'interno della cappella stessa (costruita nel 1887).

Proseguendo sulla sinistra, in prossimità dell'altare, si trova il quadro della Madonna del Rosario, risalente al 1580 circa e dono del cardinale Girolamo Rusticucci (nato proprio a Cartoceto); vi sono raffigurati Pio V (in atto di ringraziamento alla Vergine per la vittoria di Lepanto), San Domenico, il cardinale Rusticucci e la sua famiglia. L'opera, per la sua bellezza cromatici ed il taglio dei personaggi, viene attribuita alla bottega di Federico Barocci. Nella direzione opposta, alla desta dell'altare, v'è un'altra tela, opera di Bartolomeo Morganti risalente al 1526 e raffigurante la Madonna in trono con San Giovanni Battista e San Bernardino, chiaramente ispirata alla celebre Madonna del Baldacchino di Raffaello.

 

Pieve dei Santi Pietro e Paolo

La Pieve, ossia la prima e più antica chiesa parrocchiale di Cartoceto, sorge a circa un chilometro di distanza dal centro storico del paese, sulla sommità di un colle con spettacolare veduta panoramica sulla basse valle del Metauro.

Il termine pieve, dal latino plebs, ossia popolo, faceva riferimento al “popolo di Dio”, intendendo con esso la popolazione battezzata che abitava nell'ambito territoriale facente capo a questa chiesa. La sua caratteristica era infatti quella di essere una chiesa dotata di baptisterium, dotata cioè di una fonte battesimale.

La Pieve di Cartoceto ha origini antichissime. L'intera area adiacente alla pieve stessa, che comprende anche la vicina Villa del Balì e nella quale potremmo includere anche il Convento e Chiesa di Santa Maria del Soccorso, era probabilmente sacra già prima dell'avvento del cristianesimo. Di questa antichissima sacralità, probabile segno dell'intrinseco misticismo di questi luoghi, rimane traccia oggi nella toponomastica locale. Della Pieve in sé è ignota l'origine: essa risale comunque a prima dell'anno 1000, quando se ne hanno le prime testimonianze documentali. Certo è che la pieve fu, per molti secoli, non solo sede parrocchiale del paese, ma anche significativo centro di ritrovo e punto di riferimento per le popolazioni vicine che vi si radunavano per trattare questioni comuni di particolare interesse. La sua importanza iniziò a decadere gradualmente a partire dal 1573, anno in cui le funzioni parrocchiali furono riconosciute anche alla Chiesa di Santa Maria del Misericordia, situata appena al di fuori delle mura castellane di Cartoceto e quindi assai più accessibile ai suoi abitanti.

Per ovviare alle condizioni di degrado in cui era caduta la pieve, nel 1619 essa fu ceduta ai Frati Minori dell'Osservanza, ossia ai francescani, i quali costruirono un convento con chiostro e riedificarono l'intera chiesa. I lavori richiesero oltre un secolo e terminarono nel 1726.

Successivamente, la Pieve di Cartoceto subì le ripercussioni del turbolento periodo napoleonico, quando il convento fu soppresso dalle autorità francesi. Con il ritorno del governo pontificio nel 1815, anche la comunità religiosa venne ricostituita. Dopo l'annessione al Regno d'Italia nel 1861, la comunità francescana venne definitivamente soppressa e l'intero complesso fu adibito a cimitero comunale, con la demolizione del convento e del chiostro. Da allora, la chiesa ha svolto le funzioni di cappella del cimitero.

Esternamente l'edificio si presenta come un armonioso complesso in pietra. Sul sagrato di erge un portico che alleggerisce la severa facciata con cinque archi a tutto sesto, retti da pilastri. Una pietra scolpita a bassorilievo e murata sopra l'arco centrale del portico rappresenta l'Agnus Dei. Ci si introduce quindi all'interno dell'edificio, dalle caratteristiche neoclassiche. Qui si conservano cinque paliotti d'altare in scagliola, risalenti ai primi decenni del XVIII secolo. La pala d'altare posta al centro della parete è un grande dipinto in tela montato su cornice in noce di autore ignoto del XVIII-XIX secolo. Rappresenta la figura di un Santo che distribuisce le elemosine ai poveri, affiancato da un lupo e da un altro personaggio. Il dipinto è affiancato da due mensole con le statue in legno dei anti patroni della chiesa: a sinistra Pietro, a destra Paolo. Le altre tele dipinte poste sulle pareti del presbiterio sono, come la maggior parte delle opere della navata, di autori ignoti del XVII secolo. Nella parete destra del presbiterio v'è una tela dipinta ad olio, rappresentante Cristo benedicente con Angeli e Santi. Sull'altra parete del presbiterio, si trova un'ulteriore tela con Apparizione della Madonna a quattro Santi.

Nella parete destra del coro, in un olio su tela, è rappresentato Il lavaggio del Bambino. Nella parete sinistra del coro troviamo un olio su tela raffigurante l'Adorazione dei pastori. Gli altari laterali della chiesa, costruiti nei primi del '700 a spese di alcune famiglie locali, hanno i paliotti in scagliola con decorazioni floreali, montati su cornice lignea dorata. I due verso l'ingresso presentano, oltre ai motivi floreali, le scene della Crocifissione (a destra) e di San Francesco che riceve le stimmate, a sinistra.

Esaminando gli altari laterali della chiesa, nel primo di destra troviamo un affresco su cui è rappresentata una Crocifissione del XV secolo. L'immagine, l'unica sopravvissuta dell'antca chiesa pre-francescana, fu dipinta nel 1477. Nella pala del secondo altare a destra è rappresentata la Visione di Santa Chiara d'Assisi, di autore ignoto del XVII secolo. Sempre in questo altare si trova una statua lignea di Sant'Antonio da Padova alta ca. 140 cm, di autore ignoto del XVII secolo. Nel terzo altare a destra troviamo San Bernardino da Siena di autore ignoto del XVII secolo; nella parte alta della cornice compare la scritta “Divo Bernardino 1708”.

Nel primo altare di sinistra si trova una tela del XVII secolo, raffigurante San Francesco ricevente le stigmate, di scuola baroccesca. Nel secondo altare a sinistra è posta invece una statua di Sant'Antonio da Padova, mentre a terra si trova una campana in bronzo del XVII secolo, alta ca. 110 cm e del diametro di 80 cm, proveniente dalla torre campanaria della Pieve. Nella pala del terzo altare a sinistra è rappresentato San Pasquale Baylon, olio su tela di autore ignoto degli inizi del XVIII secolo: sulla parte alta della cornice compare infatti la scritta “Divo Paschali 1706”.

 

POMERIGGIO

Chiesetta di Sant'Anna

La piccola Chiesa di Sant'Anna, detta anche Oratorio sotto il titolo di S. Croce, fu costruita per iniziativa del vescovo Pietro Corbelli, tra il 1680 ed il 1687, presso il fondo “il Monte” per poter celebrare la messa durante i suoi soggiorni nell'adiacente casa di villeggiatura dell'omonima famiglia cartocetana.

Tra le due strutture esisteva un cunicolo sotterraneo comunicante, oggi non più accessibile. Si dice anche che la chiesetta fu costruita in memoria di una esponente della famiglia Corbelli morta di parto in giovane età, ma su ciò ancora non è stata trovata una testimonianza documentaria. Qui il Corbelli poteva celebrare la messa durante i suoi soggiorni nella vicina villa, rendendola allo stesso tempo usufruibile ai mezzadri ed ai coloni che lavoravano nei campi limitrofi, specie durante il periodo di mietitura.

L'intitolazione deriva dal culto particolarmente sentito verso questa santa nelle locali campagne e fra i contadini: nel suo giorno commemorativo (26 luglio) diventò usanza tenere persino una fiera (concessa nel 1727). Qui i villaroli venivano per chiedere la grazia della fertilità e di un buon esito del parto.

Nei giorni precedenti alla celebrazione dell'Ascensione, una processione penitenziale si snodava per i sentieri fino ad arrivare alla chiesetta: erano le cosiddette rogazioni, uno dei momenti di preghiera più legati alla vita del contadino ed alla sua religiosità molto semplice, che venivano recitate per augurare il buon esito delle semine e dei raccolti. Sant'Anna svolgeva inoltre un ruolo in quanto patrona delle madri e delle partorienti: dedicare una chiesa a questa figura in una zona rurale doveva quindi servire anche, idealmente, a favorire le nascite a tutto vantaggio dell'incremento della manodopera mezzadrile e bracciantile, indispensabile per la conduzione dei terreni in un'epoca ancora molto lontana dalla meccanizzazione delle campagne.

Con il passare del tempo, la Chiesa di Sant'Anna diede il proprio nome alla strada che da qui si collegava a Cartoceto e alle campagne, per poi diventare il nome dell'intera frazione abitativa del Comune oggi esistente.

Cappella della Madonna di Loreto

Dove oggi si trova una piccola cappella intitolata alla Madonna di Loreto, appena sufficiente a contenere più di un paio di persone, sorgeva un tempo la Chiesa di San Michele, la quale dava il nome all'intero nucleo abitativo oggi noto come frazione “Molinaccio”, ma che un tempo si chiamava per l'appunto Villa San Michele.
La chiesa risulta esistente già nel 1470 ed era certamente di origine più remota. Si trattava di un piccolo tempio rurale, di modeste dimensioni. Aveva annesso anche un ospedaletto, ossia un piccolo punto di ristoro per viandanti e pellegrini, ed un cimitero. Nelle vicinanze è attestata la presenza di fosse comuni di cadaveri, come da ritrovamento segnalato da un abitante del luogo negli anni '70 del XX secolo.

Cosa abbia comportato la demolizione della Chiesa di San Michele non è noto: ad ogni modo, essa scomparve prima del 1930, quando fu costruita l'attuale cappella, dove si sarebbe continuato a tenere messa fino ad almeno il 1970. La cappella contiene una statua della Madonna di Loreto.

 

Sorgente-Lavatoio di Noceto

Lungo il percorso che collega la Chiesa di Sant'Anna a Cartoceto, ci si imbatte ad un certo punto in un antico lavatoio, detto di Noceto, uno dei tanti presenti in territorio comunale e testimonianza ulteriore delle sorgenti che si celano nel suo sottosuolo. Il lavatoio è composto di due vasche a quote differenti ed è incassato nel terreno circa 3 metri sotto il piano stradale; un parapetto in mattoni lo protegge verso la strada. La struttura è parte in pietra, parte in mattoni, come pure in cotto è il paramento murario che gli fa da fondale verso la collina soprastante.

Teatro del Trionfo

Vero e proprio tesoro cartocetano, il Teatro del Trionfo, posto dinnanzi alla spettacolare vista panoramica offerta da Piazza Marconi, venne realizzato attorno al 1725-30 utilizzando i locali di un antico frantoio e deposito di olive, in modo da offrire alle famiglie altolocate del borgo uno spazio per rappresentazioni. La disposizione attuale risale al 1806: possiede tre ordini di palchi con un numero complessivo di trentasette palchi: undici nel primo ordine, tredici in ciascuno degli altri due. I palchi erano stati acquistati da varie famiglie, per questo il teatro si chiamò anche “condominiale”, pur rimanendo di proprietà del comune. I numeri dei palchi venivano assegnati per sorteggio anno per anno ai vari condomini (si conservano le assegnazioni dal 1831 al 1948).

Oggi conservato al piano terra, vi è un artistico velario dipinto tra il 1852 ed il 1862 dal famoso scenografo faentino Romolo Liverani, uno dei maggiori artisti di teatro dell'area romantica italiana. Si tratta di un comodino, e non di un vero e proprio sipario: i comodini erano posti sullo sfondo del palcoscenico, in posizione arretrata, e avevano ruolo decorativo. Il Liverani soleva fondere scene fittizie di stile manieristico con rappresentazioni di edifici reali, quali rocche e castelli, legati al luogo in cui sorgeva il teatro. Nel caso del velario di Cartoceto sono raffigurati Palazzo del Popolo, ossia l'antica sede comunale di Cartoceto, con la sua caratteristica torre dell'orologio, e la Villa del Balì di Saltara, oggi sede di un Museo della Scienza di grande successo. Attorno ad essi si apre un paesaggio agreste e bucolico, con laghetti, salici, statue, dominato dalla facciata di un tempio pagano. Lo scenario, fittizio, si fonde dunque con gli elementi reali, i due edfici storici, dando un carattere unico all'opera nel suo complesso.

Il teatro, attualmente in avanzata fase di restauro, continua a vivere ancora oggi ospitando mostre, esposizioni artistiche, spettacoli musicali ed offrendo una cornice unica per tanti altri eventi speciali nel corso dell’anno.

 

 

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