Da Venezia a Israele - Palestina rapporto di viaggio

Scritto da Tarditi Giovanni il 21-01-2023

Esperienza di viaggio in Israele – 27/12/2022-07/01/2023
Stefano Stefani e Giusy Carestiato (Mestre Venezia)

Da qualche tempo stavamo pensando ad una visita in Israele che ci permettesse di esplorare i legami
culturali e spirituali tra il mondo occidentale e la Palestina.
Finalmente abbiamo approfittato delle vacanze natalizie 2022-23 per organizzare un viaggio “sulle orme
di Gesù”, coniugandolo con il piacere di conoscere o reincontrare alcuni amici Servas.

Atterrati a Tel Aviv e noleggiata un’auto, il nostro itinerario ci ha condotto immediatamente ad Avtalyon, piccolo villaggio sulle colline della Galilea dove vive la famiglia di Iris e Sharon, soci Servas israeliani che noi avevamo ospitato 14 anni fa a casa nostra, quando stavano aspettando il loro primo figlio, Zohar. Nel frattempo, i figli sono diventati due, è nato anche Tohar, e da tutti e quattro siamo stati accolti nella loro bellissima casa, con una meravigliosa finestra panoramica affacciata sulla valle che Gesù percorse quando da Nazareth si diresse per la sua predicazione verso il Lago di Tiberiade.


Oltre ad assaggiare le delizie dell’agricoltura biologica del vicino villaggio, Iris e Sharon ci hanno introdotto alle bellezze della loro regione, la Galilea, che occupa la parte nord di Israele e che presenta un paesaggio verde molto simile a quello della nostra Toscana. In quei primi quattro giorni abbiamo visitato Haifa con i giardini Baha’i, Nazareth e i suoi monumenti legati alla giovinezza di Gesù e alla sua famiglia, Kafr-Kana con il ricordo delle miracolose Nozze, la grande area archeologica romana di Tzipori; e poi il giro del Lago di Tiberiade, che gli Israeliani chiamano Mare di Galilea, con i tranquilli e suggestivi villaggi di Cafarnao, il monte delle Beatitudini, al cui ingresso campeggiano le famose frasi del vangelo tra cui quella a noi più cara: "beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”; abbiamo poi attraversato i luoghi dell’esistenza dell'apostolo Pietro e dei suoi amici pescatori prima della loro avventura al seguito di Gesù. Resta impresso è il senso di grande quiete e serenità che pervade quelle piccole spiagge ombreggiate di alberi sulla riva del Lago, accarezzate dalle limpide e dolci onde dell'acqua: sembra quasi di respirare ancora l'atmosfera che accompagnò l'esordio del cammino di Gesù.


Per la serata, Iris e Sharon ci avevano preparato anche una sorpresa: una festa di antivigilia di Capodanno nel club del loro piccolo villaggio di collina, dove abbiamo ballato insieme a tutti i vicini e le loro famiglie ed assieme ad un gruppo di amici che ci avevano raggiunto dalla Slovacchia. Il giorno dopo abbiamo visitato tutti insieme le alture del Golan, dove in un ambiente limpido e selvaggio abbiamo fatto un trekking che ci ha condotto ad un luogo magico: si tratta del monumento megalitico di Gilgal Rephrahim (la Ruota dei Giganti), una serie di cerchi concentrici dal diametro di più di 150 metri costruiti con enormi massi, risalente a 5000 anni fa. Attorno, il nulla per chilometri. Non si sa esattamente quale fosse la funzione di questo immenso manufatto, né chi lo abbia costruito. Un osservatorio astronomico come Stonehenge? Un castello di tipo nuragico? Un luogo di incontro delle carovane che attraversavano quelle colline semidesertiche tra Siria e Mediterraneo? Noi abbiamo riposato su quelle pietre, ascoltando in silenzio il suono del vento, godendoci l'energia che ancora risiede in quei luoghi. Ma ormai era venuto il tempo di salutare i nostri amici della Galilea e proseguire nel nostro viaggio. La tappa successiva era il Mar Morto, che noi abbiamo raggiunto percorrendo con calma la statale 1 che taglia verticalmente Israele e che costeggia il corso del fiume Giordano. In tre ore ci siamo ritrovati nel clima quasi estivo della depressione del Mar Morto. Questo lago salatissimo si trova in una depressione all'”altitudine” di 400 m... sotto il livello del mare, al centro di una frattura formatasi tra la placca africana e quella araba. Il fiume Giordano sfocia in questo lago in una zona desertica.

Il Mar Morto non ha un emissario, le sue acque spariscono per il solo effetto dell'evaporazione, e questo è il motivo della sua elevatissima salinità. Oltre alle proprietà curative per la pelle della sua acqua e dei suoi fanghi, il Mar
Morto ha la caratteristica di far galleggiare i corpi senza farli affondare: l'impressione quando vi si entra e di essere un pallone gonfiato che accarezza la superficie dell'acqua.

Durante i due giorni della nostra permanenza sulle rive del Mar Morto abbiamo visitato la riserva naturale di Ein Gedi con il suo Wadi percorso dalle acque di un torrente perenne che scende dall'altopiano di Gerusalemme, e poi abbiamo
percorso prima del levar del sole il Sentiero del Serpente che dalle rive del Mar Morto conduce alle rovine della città fortificata di Masada. Il primo gennaio abbiamo così onorato il primo sorgere del sole dell'anno tra i resti di questa città che fu
l'ultima del regno di Israele ad arrendersi alle legioni romane.


La tappa successiva sarebbe stata quella più importante:Gerusalemme. Partiti la mattina dai 24° C del Mar Morto, in un'ora di viaggio ci siamo ritrovati nel freddo polare della Città Santa. Non lo sapevamo, ma Gerusalemme d'inverno ha un clima molto rigido:trovandosi ad un'altitudine di circa 750 metri sul livello del mare, ed essendo spesso battuta dai freddi venti settentrionali, obbliga a ripararsi con indumenti pesanti, praticamente gli stessi con cui avevamo Da qualche tempo stavamo pensando ad una visita in Israele che ci permettesse di esplorare i legami culturali e spirituali tra il mondo occidentale e la Palestina. Finalmente abbiamo approfittato delle vacanze natalizie 2022-23 per organizzare un viaggio “sulle orme
di Gesù”, coniugandolo con il piacere di conoscere o reincontrare alcuni amici Servas. Atterrati a Tel Aviv e noleggiata un’auto, il nostro itinerario ci ha condotto immediatamente ad Avtalyon, piccolo villaggio sulle colline della Galilea dove vive la famiglia di Iris e Sharon, soci Servas israeliani che noi avevamo ospitato 14 anni fa a casa nostra, quando stavano aspettando il loro primo figlio, Zohar. Nel frattempo, i figli sono diventati due, è nato anche Tohar, e da tutti e quattro siamo stati accolti nella loro bellissima casa, con una meravigliosa finestra panoramica affacciata sulla valle che Gesù percorse quando da Nazareth si diresse per la sua predicazione verso il Lago di Tiberiade. Oltre ad assaggiare le delizie dell’agricoltura biologica del vicino villaggio, Iris e Sharon ci hanno introdotto alle bellezze della loro regione, la Galilea, che occupa la parte nord di Israele e che presenta un paesaggio verde molto simile a quello della nostra Toscana.
In quei primi quattro giorni abbiamo visitato Haifa con i giardini Baha’i, Nazareth e i suoi monumenti legati alla giovinezza di Gesù e alla sua famiglia, Kafr-Kana con il ricordo delle miracolose Nozze, la
grande area archeologica romana di Tzipori; e poi il giro del Lago di Tiberiade, che gli Israeliani chiamano Mare di Galilea, con i tranquilli e suggestivi villaggi di Cafarnao, il monte delle Beatitudini, al
cui ingresso campeggiano le famose frasi del vangelo tra cui quella a noi più cara: "beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”; abbiamo poi attraversato i luoghi dell’esistenza dell'apostolo
Pietro e dei suoi amici pescatori prima della loro avventura al seguito di Gesù. Resta impresso è il senso di grande quiete e serenità che pervade quelle piccole spiagge ombreggiate di alberi sulla riva del Lago,
accarezzate dalle limpide e dolci onde dell'acqua: sembra quasi di respirare ancora l'atmosfera che accompagnò l'esordio del cammino di Gesù.


Per la serata, Iris e Sharon ci avevano preparato anche una sorpresa: una festa di antivigilia di Capodanno nel club del loro piccolo villaggio di collina, dove abbiamo ballato insieme a tutti i vicini e le loro famiglie ed assieme ad un gruppo di amici che ci avevano raggiunto dalla Slovacchia. Il giorno dopo abbiamo visitato tutti insieme le alture del Golan, dove in un ambiente limpido e selvaggio abbiamo fatto un trekking che ci ha condotto ad un luogo magico: si tratta del monumento megalitico di Gilgal Rephrahim (la Ruota dei Giganti), una serie di cerchi concentrici dal diametro di più di 150 metri costruiti con enormi massi, risalente a 5000 anni fa. Attorno, il nulla per chilometri. Non si sa esattamente
quale fosse la funzione di questo immenso manufatto, né chi lo abbia costruito. Un osservatorio astronomico come Stonehenge? Un castello di tipo nuragico? Un luogo di incontro delle carovane che attraversavano quelle colline semidesertiche tra Siria e Mediterraneo? Noi abbiamo riposato su quelle pietre, ascoltando in silenzio il suono del vento, godendoci l'energia che ancora risiede in quei luoghi.
Ma ormai era venuto il tempo di salutare i nostri amici della Galilea e proseguire nel nostro viaggio. La tappa successiva era il Mar Morto, che noi abbiamo raggiunto percorrendo con calma la statale 1 che taglia verticalmente Israele e che costeggia il corso del fiume Giordano. In tre ore ci siamo ritrovati nel clima quasi estivo della depressione del Mar Morto. Questo lago salatissimo si trova in una depressione all'”altitudine” di 400 m... sotto il livello del mare, al centro di una frattura formatasi tra la placca africana e quella araba. Il fiume Giordano sfocia in questo lago in una zona desertica. Il Mar Morto non ha un emissario, le sue acque spariscono per il solo effetto dell'evaporazione, e questo è il motivo della sua
elevatissima salinità. Oltre alle proprietà curative per la pelle della sua acqua e dei suoi fanghi, il Mar Morto ha la caratteristica di far galleggiare i corpi senza farli affondare: l'impressione quando vi si entra e
di essere un pallone gonfiato che accarezza la superficie dell'acqua.

Durante i due giorni della nostra permanenza sulle rive del Mar Morto abbiamo visitato la riserva naturale di Ein Gedi con il suo Wadi percorso dalle acque di un torrente perenne
che scende dall'altopiano di Gerusalemme, e poi abbiamo percorso prima del levar del sole il Sentiero del Serpente che dalle rive del Mar Morto conduce alle rovine della città fortificata di Masada.

Il primo gennaio abbiamo così onorato il primo sorgere del sole dell'anno tra i resti di questa città che fu l'ultima del regno di Israele ad arrendersi alle legioni romane.La tappa successiva sarebbe stata
quella più importante: Gerusalemme.

Partiti la mattina dai 24° C del Mar Morto, in un'ora di viaggio ci siamo ritrovati nel freddo polare della Città Santa. Non lo sapevamo, ma Gerusalemme d'inverno ha un clima molto rigido:
trovandosi ad un'altitudine di circa 750 metri sul livello del mare, ed essendo spesso battuta dai freddi venti settentrionali, obbliga a ripararsi con indumenti pesanti, praticamente gli stessi con cui avevamo
salutato il clima veneto giorni prima.


    

A Gerusalemme siamo stati ospiti degli amici Servas Ilana e Erin. È stato molto interessante avere la possibilità di discutere con loro
dell'attuale condizione dello stato di Israele e del difficile rapporto con i vicini palestinesi. Sono state giornate molto istruttive, che ci hanno
permesso di vivere con maggiore intensità la visita della città vecchia di Gerusalemme, un territorio ricchissimo di storia e di legami con le
principali religioni monoteiste, Ebraismo, Islam e Cristianesimo, i cui i luoghi santi si trovano concentrati in poche centinaia di metri.

Abbiamo ammirato il Muro occidentale, anche detto Muro del pianto, che è ciò che resta del terrapieno su cui sorgeva il
tempio di Salomone distrutto dai Romani; abbiamo passeggiato sulla spianata del Tempio, dove si trovano le due moschee di Al Aqsa e
della Cupola della roccia, costruita sul luogo esatto in cui Abramo era stato sul punto di sacrificare il figlio Isacco, e abbiamo ammirato la meravigliosa
architettura islamica e le multicolori decorazioni del bell’edificio coperto dalla famosa cupola d'oro, simbolo della città di Gerusalemme. Abbiamo poi
visitato il Santo Sepolcro e l'Orto degli ulivi, da cui emana un'atmosfera di pace e di armonia con la natura.Abbiamo dedicato una giornata alla
visita di Betlemme e un'altra al grande museo Yad Vashem, uno dei principali monumenti alla Shoah, in cui si esplorano le radici dell'antisemitismo e
si evidenzia quanto questo argomento sia di estrema attualità nel mondo contemporaneo. Ci hanno particolarmente emozionato il Giardino dei Giusti del Mondo,

in cui è ricordato con un albero ognuno dei circa 20.000 gentili (non ebrei) che durante l'Olocausto, rischiando le loro vite, prestarono aiuto e
soccorso agli ebrei perseguitati dai nazisti; e il Padiglione dei Bambini, in cui nel buio più assoluto la fiamma di cinque candele viene riflessa da migliaia di specchi,

dando l’impressione di essere immersi in uno spazio sconfinato popolato di stelle in ogni direzione; in sottofondo, voci registrate elencano nelle
varie lingue i nomi delle piccole vittime: ”...Eugene Sandor, 12 anni, Jugoslavia..., Maritza Mermelstein, 8
anni, Cecoslovacchia...”

Niente come un elenco riesce a dare al tempo stesso il senso dell’individualità e quello della totalità.

Con il cuore ancora turbato dalla visita al museo e dall’influenza esercitata dai secoli di storia e di vicende incarnate
nelle pietre di Gerusalemme, siamo partiti per la nostra ultima tappa, Tel Aviv, dove ci attendevano i nostri due
ultimi ospiti Servas, Claudia e Shlomi.


Claudia tra l’altro è anche coordinatrice e Segretario nazionale di Servas Israele, oltre che essere attivissima
nell’organizzazione di esperienze di scambio internazionale, una vera maestra di dialogo e accoglienza;
Shlomi, da parte sua, ci ha dimostrato le sue indubbie doti culinarie, un vero gourmet, permettendoci di partecipare
con la sua simpaticissima famiglia ad una cena dello Shabbat in un turbinio di
pietanze e vini prelibati, rallegrati da un nugolo di nipotini.
Tra Gerusalemme e Tel Aviv c’è poco più di un’ora di autostrada, ma l’impressione è di passare da un
continente all’altro, da una dimensione storica e forse addirittura antropologica ad un’altra: “due città agli
antipodi, ugualmente rappresentative di un paese che vive di paradossi, dove gli orologi battono ore
diverse... Il baricentro di Gerusalemme è nel passato, e questa sua lunga storia esercita su di essa un
grande peso; Tel Aviv, invece, non ha passato, non ha storia, non impone obblighi” (E. Keret in
limesonline.com, 02/07/2010)

A Tel Aviv, la Los Angeles del Mediterraneo, sviluppatasi dopo il 1948, ti senti nuovamente nel XXI
secolo. Passeggiando sulla meravigliosa promenade del lungomare, oppure nel verde Boulevard
Rothschild, ti senti in Europa, lasci passare i ragazzi e le ragazze in monopattino, ammiri la più vasta
collezione di edifici in stile Bauhaus del mondo, puoi assaggiare i prodotti delle cucine di mezzo mondo
(se ti puoi permettere di pagare i prezzi stratosferici, che fanno di Tel Aviv la seconda città più costosa al
mondo dopo New York...). La più grande città d’Israele rappresenta l’ideale di luogo urbano, cosmopolita,

un concentrato di creatività, design e gallerie d’arte, dove però tutto è
digitale e hi-tech; in generale ci è sembrato il luogo ideale per iniziare
oppure per concludere una visita a Israele.


E qui infatti si conclude anche la nostra prima visita in Israele, un paese dalle mille contraddizioni, alcune di portata globale, come il conflitto con i Palestinesi e le
innumerevoli situazioni di tensione sociale che ne derivano, molte legate alla quotidianità e che influenzano il vissuto passato, presente e futuro degli israeliani
stessi. Israele tuttavia esercita un’attrazione fortissima a causa della sua popolazione multiforme: gli ebrei stessi, anche se uniti da principi identitari difesi
gelosamente nei secoli della loro diaspora, sono tra loro diversissimi per provenienza geografica e culturale; i Palestinesi, anch’essi lacerati tra tradizione e modernità,

tra fondamentalismo e desiderio di pace,

vivono costantemente una crisi d’identità che paradossalmente potrebbe essere il presupposto di un nuovo modo di realizzare la
convivenza nella diversità; ciò di cui si sente la mancanza, non solo in questo angolo di mondo ma purtroppo un po’ ovunque,

sono dei leader illuminati che sappiano prendere atto delle difficoltà e delle
differenze per aprire la strada ad ipotesi concrete di fratellanza e sorellanza umana.
Una scintilla di speranza a nostro avviso viene proprio dall’esperienza Servas.

Siamo stati estremamente
grati alla nostra associazione per averci dato la possibilità di costruire un viaggio come questo, basato
molto sull’ospitalità Servas.

Vivere, anche se per pochi giorni, con delle famiglie impegnate, aperte ed
ospitali, ha costituito il patrimonio sicuramente più prezioso che ci portiamo a casa.

E’ chiaro, viaggiare con Servas è impegnativo,

non è così immediato come servirsi di alberghi o b’n’b, ma è anche molto più
gratificante sia sul piano umano ed affettivo, per l’amicizia con cui si viene accolti e per la commozione
con cui ci si saluta, sia sul piano intellettuale e culturale, per la profondità della conoscenza di un paese
e di un popolo che solo tramite queste esperienze si può sperare di ottenere.
Ringraziamo quindi Servas, e in particolare gli amici che ci hanno fatto compagnia in questa esperienza,
Iris e Sharon con i figli Zohar e Tohar, Ilana ed Erin,

Claudia e Slomi; ovviamente li aspettiamo per far conoscere loro le bellezze di Venezia

e per riannodare alcuni dei fili di questo tessuto multicolore che è
la rete mondiale degli amici Servas.

 

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