Quelli che ....alla scuola di pace 2023

Scritto da Tarditi Giovanni il 27-12-2023

Servas Barış Okulu (luglio 2023)

 I giorni passati in Turchia sono stati preziosi, dal primo all’ultimo.

Dico “i giorni” nel vero senso della parola: …giorni dalla prima alla ventiquattresima ora… momenti intesi come le mattine, e i pomeriggi, e le sere, e le notti, e (quando è capitato) l’alba.

È stato prezioso il momento in cui, dopo ore di viaggio e seduta in un piccolo bar della fermata del bus, mi sono improvvisamente sentita le mani di Esra sulle spalle che mi sussurrava “ciao” mentre mi abbracciava forte a sorpresa.
È stato prezioso sentirmi subito parte della famiglia a casa di Selen e Onur, che non so quanto caffè turco siano finiti per prepararmi tra inizio e fine della scuola di Pace (a volte per svegliarsi, a volte per chiacchierare, a volte per digerire e a volte giusto per abitudine e perchè sono stati informati sul mio amore per il caffè…). E’ stato fantastico conoscere la mia seconda famiglia, composta da mamma, papà e tre figlie tenerissime che mi facevano da traduttrici personali.
È stato prezioso  -e anche abbastanza buffo- il problema logistico che abbiamo avuto una notte: tornata una volta tardi e rimasta chiusa fuori dalla porta, ci siamo ritrovati insieme a decidere (in un misto di turco, italiano e inglese) dove nascondere le chiavi di casa.
È stato prezioso  giocare, inventare giochi, proporre improvvisate danze-lotte brasiliane di Capoeira e semplicemente camminare di tenda in tenda, di casa in casa, ascoltare le persone parlare di sé in un giardino e sentirmi libera di raccontare di me stessa a loro e con un sorriso divertito quando non ci si capiva al volo.

Mi sono sempre sentita accolta e benvoluta in qualsiasi momento. Non è scontato, soprattutto dopo una catastrofe come quella del terremoto di questo inverno, ritrovarsi in circoli così virtuosi, così proattivi e indimenticabilmente premurosi. Insieme ai volontari e ai bambini, ci siamo seduti su divani, su sedie di legno, o semplicemente a terra per mangiare, per stare insieme anche solo stesi sulla stuoia a dormire.
  
Molti pomeriggi dopo la prima sessione della Scuola di pace li ho passati a dormicchiare con la piccola Rüya, faceva troppo caldo fuori e io la sfinivo con giochi assurdi in cui eravamo a turno mostri da pettinare o piccole parrucchiere.
In fondo, la Turchia non è così lontana dall’Italia.

Io e Aurora (entrambe di Bergamo) eravamo arrivate abbastanza stanche dal viaggio, ma ci sembrava quasi di non aver viaggiato così tante ore quando, appena siamo scese dopo ore di viaggio sull’ultimo autobus, Esra e Selen sono arrivate a salutarci e abbracciarci forte appena ci hanno notate sedute in un piccolo caffè della stazione degli autobus (‘otogar’: una delle prime parole imparate). Non sembrava vero, eppure eccole lì, uguali identiche a come le avevamo lasciate qualche mese prima, forse più abbronzate e sicuramente prontissime di mostrarci quello di cui ci avevano parlato l’anno prima in Sicilia. Infatti, noi quattro (io, Aurora, Esra e Selen) ci eravamo già conosciute durante il campo Servas estivo che si era tenuto a Catania nell’estate del 2022. Durante uno degli workshops, loro ci avevano parlato della Scuola di Pace di Ekinci, “Servas Barış Okulu” in turco, e ci avevano convinto. Un misto di curiosità, interesse e semplice voglia di conoscere più da vicino il loro paese, la Turchia, e paesino, Ekinci.

Geograficamente parlando, ci trovavamo in Antiochia, in turco ‘Antakya’. Si tratta della città capoluogo della provincia di Hatay, dove purtroppo il terremoto della notte tra il 5 e il 6 febbraio 2023 ha avuto conseguenze devastanti. Eppure, ciò non ha potuto fermare la Scuola di Pace che, anzi, a maggior ragione è stata confermata e ha ricevuto volontari da molti paesi del mondo.


Durante i giorni in Turchia, non ho mai chiesto direttamente alle persone di raccontarmi: la storia partiva (e doveva partire) da loro.

Ogni volta che salivamo su un autobus o varcavamo la soglia di casa, si preparavano piccoli piattini di uvetta, mandorle e olive, un po’ di tè o caffè - e ci si iniziava ad ascoltare.

In conclusione, la Scuola di Pace di Ekinci e le persone del luogo mi hanno indubbiamente insegnato un ‘qualcosa’ di resiliente che mi ha colpito tantissimo e ricordo sempre con piacere e affetto.

Grazie a Servas per aver reso questi incontri possibili!

Giubertoni, Giulia-Nemeye

 

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