Assemblea Reggio Emilia SERVAS BUONA COME IL PANE
Scritto da Tarditi Giovanni il 28-04-2024
ASSEMBLEA REGGIO EMILIA APRILE 2024
Nella cornice dei festeggiamenti per il 75esimo della fondazione di Servas, abbiamo chiesto a Luigi Uslenghi e ad Anna Luisa Leonardi L’Abate di donarci un loro intervento. Non è stato solo un ricordo dei loro primi passi nel creare Servas in Italia, ma è stata un'esplosione di entusiasmo e di gioia di appartenere ad una rete "buona come il pane".
Il nostro Comitato Esecutivo ha posto una particolare attenzione al dialogo tra le generazioni in Servas, soprattutto creando spazio perche i giovani potessero raccogliere il testimone di un'esperienza unica. Nel prossimo autunno avremo il rinnovo delle cariche associative e ci chiediamo perchè candidarsi oggi nel Comitato Esecutivo? Perchè fare volontariato in Servas assumendosi delle responsabilità? Perchè questo arricchisce noi stessi, nel nostro interagire dialettico con culture e generazioni "altre" e contribuisce alla costruzione di una rete di amicizia in un mondo sempre piu diviso.
E' con gioia quindi che vi invitiamo a leggere queste parole di Luigi e a mettervi in gioco.
Raffaella
Buona come il pane
Tra le tante carte del nostro archivio Servas ce n’è una di tanti anni fa -fine anni ’70, inizio anni ’80- una semplice relazione di viaggio- che si concludeva con questa semplice frase che in un certo senso condensava tutta la bontà dell’esperienza fatta: “Grazie a Servas di esistere”. A tanti anni di distanza un grazie anche mio, anche convintamente nostro.
Grazie a Servas di esistere
Ci sono momenti nella vita che ti segnano per sempre. Fatti, occasioni, eventi che rimangono lì nel profondo, pronti a riemergere ad ogni istante perché “tuoi”, nel senso più vitale. Sono scoperte, sono ricordi, affetti, amicizie indelebili che ti accompagnano giorno per giorno e danno significato alla tua quotidianità. Lì, per me e per molti di noi, c’è anche e soprattutto l’incontro con Servas, questa grande intuizione che oggi compie settantacinque anni. E con l’intuizione poi negli anni la costruzione, il paziente mantenimento, l’aggiornamento di questa rete mondiale di contatti, di persone, di incontri, di eventi, di accoglienza, di tavole imbandite, di ascolto, di amicizia, di curiosa esplorazione, di condivisione, di canti, di cammini sulle strade del mondo. Quel mondo che intimamente abbracciamo e che vogliamo in pace. Il nostro piccolo grande contributo alla pace su questa terra parte proprio da ciascuno di noi, da come viviamo intimamente questa pace e da come la trasmettiamo a cominciare dai più vicini per arrivare ai più lontani. Non bastano etichette incollate addosso o parole altisonanti per definirci operatori di pace. E’ nei fatti quotidiani che possiamo contribuire alla pace nel mondo , è nel rendere visibile il nostro accogliente e coinvolgente entusiasmo, la nostra disponibilità all’incontro e all’ascolto, il dare significato alla parola tolleranza, che fa la differenza. E questa rete mondiale che chiamiamo Servas è un grande, straordinario aiuto in questo, è la ragione per cui siamo qui a commemorarne la fondazione. E il fare bene la nostra parte, con il giusto entusiasmo e la necessaria generosità, con lo sguardo sempre proiettato oltre la siepe delle umane debolezze e difficoltà, è la base di tutto, il nostro identitario peculiare contributo ad un mondo migliore ed in pace.
In un mondo diviso e ingiusto
N. vive in un paese lontano, dove oggi 2024 i diritti umani fondamentali sono calpestati e il nodo scorsoio si stringe centinaia di volte ogni anno a soffocare chi sogna pubblicamente una vita diversa. N. è una donna e come tale è ancora più difficile vivere. N. è un’amica Servas che tuttavia ama il proprio paese e non si sognerebbe mai di abbandonarlo. N. crede però come noi alla bontà della proposta Servas ma la può vivere solo a metà perché può accogliere ma non può essere accolta, per via dei visti e delle enormi difficoltà che i paesi cosiddetti liberi frappongono. Il mondo Servas è quindi diviso in due, una rete di rapporti quindi lacerata e l’invito rivolto a tutti noi residenti in paesi “liberi” e dal passaporto forte è soprattutto questo: guardare al di là della rete lacerata. Invitare anche se costa, sviluppare le migliori strategie burocratiche affinchè si riesca nell’intento di riallacciare la rete, nonostate fallimenti e delusioni.Questo è anche Servas, la parte più difficile dell’essere sinceramente Servas, il nostro piccolo contributo in un mondo diviso e ingiusto.
Eravamo giovani, lo siamo ancora
Il più bel regalo è stato all’assemblea di Reggio Emilia la presenza di Anna Luisa Leonardi L’Abate, accompagnata dalla figlia Alessandra. Anna Luisa aveva vent’anni quando nel ’53 conobbe Servas negli States direttamente dal suo fondatore, Bob Luitweiler, appena quattro anni dopo il suo ideale lancio avvenuto nelle aule della sperduta Folk High School di Askov, in Danimarca. Con Anna Luisa così giovane il primo seme in Italia. E quando Maria Soresina a Milano nel ’70 compilò la lista di una dozzina di presenze Servas in tutt’Italia -cinque a Milano e poi a Novara e quindi a Gressoney, Pove del Grappa, Rimini e Ancona, Perugia e Riesi. eravamo tutti mediamente giovani. Non come la giovanissima Anna Luisa ma in buona parte sotto i trent’anni. Giovani di belle speranze quindi, e come erano belle quelle speranze che incarnavamo in Servas pur nella diversità delle singole esperienze personali. E’ anche questa la bellezza di Servas che vediamo anche oggi in chi, giovani millenials, si accosta a questa proposta. Valorizzare queste presenze giovani e accompagnarle anche in ruoli di responsabilità è compito nostro, vostro, di tutti coloro che hanno a cuore Servas.
Sono quarant’anni
Eravamo poi ancora in dodici, a Novara, davanti al notaio amico, a rappresentare le ormai oltre quattrocento porte aperte italiane, quando decidemmo di costituirci in associazione, dopo anni di spontaneo gruppo facente parte di Servas International. Venivamo da Torino, Novara, Milano, Cantù, Vicenza, Genova, Reggio Emilia, Correggio, Forlì, Roma, e i più giovani avevano 25 anni, il più vecchio 56. Era il 22 settembre dell’84, quarant’anni fa, un bel sabato di sole. E, finita la parte legale, fu un’osteria di campagna ad accoglierci, e una buona “paniscia novarese” a corroborarci con il vino rosso delle colline dopo la fatica burocratica. Quel giorno non cantammo,c’era tanto da raccontare a tavola, ma in tante altre occasioni il canto liberatorio è sempre stato il connotato caratteristico del nostro essere Servas insieme. Come accade sempre a Sentierinsieme (e una sera, in rifugio,eravamo in ventidue da Italia, Francia, Svizzera, Germania e Slovenia, dopo cena e dopo alcuni canti il gestore ci offrì vino e bicchieri dicendo “Continuate, prego!”). E come accadde a Reggio Emilia,all’assemblea della domenica, quando con Alma accennammo all’occitano “Se canto que canto”, diventato una sorta di inno proprio di Sentierinsieme, e tutti insieme con la chitarra di Charles, intonammo “Bella ciao”, il canto simbolo di libertà in Italia e nel mondo.
Bella ciao e il pane quotidiano
Servas è anche questo, cantare insieme “Bella ciao”, a pieni polmoni, battendo le mani, con l’entusiasmo che deve caratterizzare e caratterizza il nostro essere Servas in ogni ambito. L’entusiasmo per le cose belle e buone della vita. E le cose belle e buone non si tengono nascoste, non siamo un club privé. Servas è semplicemente una buona cosa, così buona che qualcuno al termine di un’esperienza di viaggio l’ha giustamente definita “buona come il pane”. Il buon pane quotidiano che accompagna il nostro cammino. Un pane fragrante da condividere. Vi sembra poco?
Luigi Uslenghi
P.S. – A proposito di “Bella ciao”, quest’anno cadono sessant’anni dalla messa in scena dell’omonimo spettacolo di canti popolari e di protesta al “Festival dei due mondi” di Spoleto. Era il 1964 e questo evento contribuì non poco alla planetaria diffusione del ritmo di Bella Ciao in tutte le lingue.
Bella ciao
https://youtu.be/tP98RImh55g?si=lmcMbX63qiy9PGS9
Se chanto
https://youtu.be/qI_F69kckGc?si=xHNPmAH-2wC1f63j